campo di grano

Perché il prezzo del grano sta aumentando

Pane, pasta e dolci. Tutti alimenti presenti sulle nostre tavole e prodotti grazie al grano. Perché aumentano i prezzi della farina e quali le cause?

Noi italiani, più di tutti, siamo abituati a consumare quotidianamente prodotti a base di grano a tavola. Dal pane, alla pasta, ai dolci si tratta di un ingrediente che non può mancare nelle nostre dispense. Cosa sta succedendo a questo alimento? Perché sta diventando così prezioso? Ciò che sta accadendo in questi giorni nel mondo è sicuramente una causa scatenante, ma non è solo la guerra in Ucraina a determinare l’aumento dei prezzi della farina e dei prodotti derivati. Anche il cambiamento climatico e il rincaro di energia e materie prime giocano una parte. Vediamo perché.

Grano: da dove lo prendiamo

In Italia una buona parte di questo prodotto viene importato da altri paesi. Russia e Ucraina, sono tra questi. Nel 2021 – come riportano i dati Istat elaborati dall’ufficio studi di Confagricoltura – l’Italia ha importato dall’Ucraina 122mila tonnellate di grano tenero (zero di grano duro) e 72mila dalla Russia (51mila di grano duro). Questo, si legge sul “Corriere della Sera”, significa che i due Paesi rappresentano circa il 5% del totale delle importazioni italiane di grano tenero e 2.5% per il grano duro. Il grano tenero, usato principalmente in pasticceria, è quello che più subisce le ripercussioni causate dalla guerra. Il Cai – Consorzi agrari d’Italia – evidenzia che la prima settimana di guerra in Ucraina ha portato a un aumento del 13% del costo del grano tenero. Secondo le stime di Consorzi agrari d’Italia il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina, come appunto il grano tenero (oltre che il mais), è destinato a salire ulteriormente, mentre al momento non si registrano variazioni sul grano duro, quello per la produzione di pasta secca, il cui prezzo risente soprattutto della mancata produzione in Canada e dei rincari dei costi di produzione.

Su scala globale, infatti, importiamo dal Canada il 14,4% del grano utilizzato in Italia (dato OCE 2019). Quest’anno il Canada ha visto chiudere un’estate caldissima, priva di pioggia, forte conseguenza del cambiamento climatico. Ciò ha significato che caldo e siccità del Saskatchewan hanno privato di produzione il territorio che produce quasi tutto il grano duro canadese. La produzione mondiale di grano duro – secondo le ultime stime dell’International Grain Council – dovrebbe fermarsi a 33,1 milioni di tonnellate, il 2,1% in meno rispetto a un anno fa. La produzione del Canada, che è il primo esportatore di grano duro del mondo, è precipitata del 46%, da 6,5 a 3,5 milioni di tonnellate, il raccolto più scarso dell’ultimo decennio.

Nel 2021 il prezzo del grano duro è quasi raddoppiato. E nel 2022 i rincari stanno riguardando l’energia elettrica, aumentata fino al 200%, e il gas, fino al 600%. Per questo dico che anche il prezzo della pasta aumenterà, perché oltre all’energia costano di più cartoni e noli marittimi», ha detto al “Corriere della Sera” Vincenzo Divella, amministratore delegato dell’omonima azienda pugliese.

Ciò significa che oggi pasta e pane hanno subito un’inflazione di prezzo già prima della guerra in Ucraina, considerando quindi quest’ultima un fattore aggiuntivo e non scatenante. Coldiretti ha segnalato che il prezzo del pane fresco in media è già aumentato a gennaio del 3,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

A chiudere il cerchio anche i prezzi dell’energia sono radicalmente aumentati, causando rallentamenti nei trasporti e di conseguenza questo fattore ne renderà più costosa la produzione, la distribuzione e la preparazione.

«In seguito all’avvio delle operazioni militari, i prezzi dell’energia hanno registrato un ulteriore rimbalzo, con quotazioni che rispetto a inizio anno segnano ora aumenti del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas. Una spinta al rialzo che si estende anche al grano, il cui prezzo è aumentato dell’11%», dice “Ansa”.

Le previsioni per il futuro

«I futures sul grano scambiati a Chicago sono balzati del 12% la scorsa settimana al livello più alto dal 2012», scrive il “Corriere” e aggiunge che per gli analisti «è troppo presto per sapere quanto durerà l’impatto alle catene di approvvigionamento determinata dal conflitto in Ucraina».
Secondo loro, infatti, «gli effetti della guerra e delle sanzioni non sono ancora chiari» poiché «molte aziende possono fare affidamento su scorte di componenti e materie prime e il grano ucraino viene esportato principalmente dopo il raccolto a partire da agosto».

 

Articolo di: “www.lacucinaitaliana.it”