Mukbang, TikTok e il Cibo Che Si Guarda: la Nuova Fame è Digitale

Un tempo ci sedevamo a tavola e mangiavamo. Fine della storia. Oggi invece è tutto un fotografare, scrollare, salvare, condividere, inquadrare. Mangiare è diventato uno spettacolo, e non solo nel senso che la carbonara di zia Maria è una gioia per gli occhi. Lo spettacolo, ormai, si consuma sugli schermi. E non parliamo solo di MasterChef o dei tutorial su YouTube: il cibo è ovunque online, dai video ASMR di ramen bollenti ai POV da ristorante stellato su TikTok, fino ai “mukbang” coreani in cui qualcuno mangia porzioni gigantesche mentre ti guarda dritto negli occhi. Ma perché ci piace tanto guardare gli altri mangiare? E, soprattutto, ci sazia o ci affama di più?

Cibo con gli occhi: un piacere antico in versione digitale

“Si mangia con gli occhi” non è solo un modo di dire. Lo dice anche la scienza: la vista è uno degli stimoli principali nella percezione del gusto. Se un piatto è colorato, curato, invitante, siamo portati a pensare che sia anche più buono, ancora prima di assaggiarlo. I nostri sensi sono collegati, e il cervello inizia a pregustare il pasto ben prima che la forchetta tocchi la bocca.

Questa dinamica, però, ha trovato un nuovo habitat nell’era dei social: guardare il cibo online stimola il cervello in modo simile al mangiarlo, ma senza le calorie (e senza la soddisfazione reale). È un po’ come accendere una candela al profumo di pizza: l’illusione è potente, ma non ti riempie lo stomaco.

Mukbang: quando il cibo diventa performance

Il fenomeno dei mukbang, nato in Corea del Sud, è uno degli esempi più emblematici di questo “mangiare virtuale”. Il termine nasce dall’unione di “muk-ja” (mangiare) e “bang-song” (trasmissione). In pratica, persone – spesso giovani e carismatiche – si filmano mentre mangiano quantità enormi di cibo, parlando con il pubblico, masticando rumorosamente e descrivendo ogni boccone con dovizia di particolari. Alcuni canali hanno milioni di follower.

Perché funziona? Le spiegazioni sono diverse. Da un lato c’è un senso di compagnia: molte persone guardano questi video durante i pasti per non sentirsi sole. Dall’altro lato c’è la gratificazione indiretta: osservare qualcun altro mangiare può regalare una sensazione di piacere (e sazietà) a chi è a dieta, o non può permettersi certi cibi.

Ma non è tutto oro quello che cola nel ramen: alcuni studi suggeriscono che questo tipo di contenuto possa portare a un’alimentazione più compulsiva, specialmente se guardato in momenti di fame o noia.

TikTok e Instagram: tra POV da chef e food porn

Se i mukbang sono una performance vera e propria, i contenuti food su TikTok e Instagram sono più brevi, più stilizzati, più… patinati. Un filone molto seguito è quello dei POV (point of view), in cui lo spettatore vive in prima persona un’esperienza da ristorante stellato: inquadrature da sogno, musica d’ambiente, voce sussurrata dello chef che impiatta una capasanta come fosse un’opera d’arte.

Poi ci sono i food influencer che cucinano con una padella in una mano e l’iPhone nell’altra, mostrando ricette velocissime o piatti “estetici” da replicare in casa. Il cibo non è più solo cibo, è contenuto, è intrattenimento, è branding personale.

Tutto bello, ma il rischio è che il nostro rapporto con la cucina cambi. Non cuciniamo più (solo) per mangiare, ma per mostrare. Non assaggiamo, ma facciamo zoom. Non ci sediamo a tavola: facciamo swipe.

Il cervello si confonde: siamo sazi o solo stimolati?

Cosa succede nel nostro cervello quando guardiamo questi contenuti? Secondo alcuni studi in ambito neuroscientifico, osservare immagini o video di cibo attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nella fame e nella ricompensa, come l’ipotalamo e il sistema limbico. In pratica, il nostro cervello pensa che stiamo per mangiare – anche se stiamo solo fissando lo schermo.

Per alcune persone, questo genera sazietà temporanea, per altre aumenta il desiderio di cibo, soprattutto quello ipercalorico e gratificante. Insomma, è un po’ una roulette russa dell’appetito.

Effetto sulla cucina domestica: più ispirazione o più frustrazione?

C’è un altro aspetto interessante: come stanno cambiando le nostre abitudini in cucina? Da un lato, i contenuti online ci ispirano: impariamo nuove ricette, tecniche, ingredienti, culture culinarie. Mai come oggi è stato così facile replicare a casa un ramen, un curry o un soufflé, anche senza essere chef professionisti.

Dall’altro lato, però, questo continuo confronto con l’estetica perfetta dei video può generare ansia da prestazione. Se il tuo tiramisù casalingo non assomiglia a quello da 50K like su Instagram, potresti sentirti frustrato, o rinunciare del tutto a provarci.

E attenzione: spesso i contenuti che sembrano spontanei e casalinghi sono in realtà super curati, montati e filtrati, con luci da studio e piatti preparati apposta per essere fotogenici (non necessariamente buoni).

Guardare o mangiare? L’equilibrio è tutto

Non c’è nulla di male nel guardare contenuti food. Possono ispirare, rilassare, divertire. Ma è importante ricordarsi che il cibo vero si assapora con tutti i sensi, non solo con gli occhi. Guardare qualcuno che mangia non potrà mai sostituire il profumo del pane caldo o il rumore croccante della crosta di una lasagna.

Quindi va benissimo salvare reel, seguire chef, farsi venire l’acquolina in bocca davanti a un bao al vapore. Ma ogni tanto, chiudi lo schermo, metti su l’acqua per la pasta, e mangia davvero. Senza filtro.

 

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