Norme e tecnologia per allungare la vita del cibo fresco

Nuovi imballaggi contro lo spreco alimentare- Passa per la tecnologia e l’aggiornamento normativo la lotta agli sprechi alimentari e la spinta all’acquisto consapevole di cibo.

“La durata del latte fresco è definita da una normativa di 30 anni fa che e’ diventata obsoleta perché non tiene conto dei miglioramenti in stalla e nella trasformazione” ha lamentato il ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio in un recente incontro Granarolo, preannunciando incontri tecnici al Mipaaft per ragionare sulla shelf-life degli alimenti nell’ambito delle politiche contro lo spreco alimentare e a favore della competitività delle imprese e del Made in Italy.

“Siamo sollecitati a un cambiamento, – ha risposto il presidente Granarolo Gianpiero Calzolari – come industria dobbiamo produrre meglio. Ma servirebbe anche una premialità per i comportamenti virtuosi”.

Intanto, tra i banchi frigo dei supermercati, il consumatore trova già innovazioni salva-freschezza. Con una operazione-trasparenza promossa Tartare, tagliate, bistecche, e altri tagli pregiati di bovino. Bovinmarche, Associazione di Produttori della Filiera Agroalimentare Carni della Marca, con i suoi 2,5 milioni di euro di fatturato, propone a scaffale, per la prima volta a Roma, la carne di razza Marchigiana Ig “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” in un particolare tipo di packaging trasparente, lo “skin pack”. Con questo metodo la pellicola alimentare viene fatta aderire attorno alla carne come una seconda pelle (“skin” appunto) sottovuoto e chiusa ermeticamente. La carne non rilascia quindi acqua durante il ciclo di vita sullo scaffale, e mantiene tutte le sue caratteristiche.

“Lo skin – dice Paolo Laudisio, direttore Bovinmarche – è oggi un trend consolidato nell’industria della carne fresca. Il suo più grande vantaggio è che i prodotti, confezionati senza utilizzo di aria, hanno una shelf life molto più lunga – circa 10 giorni in più – rispetto a quelli trattati con le tradizionali tecnologie di confezionamento. Siamo entusiasti – aggiunge – dell’ottimo risultato ottenuto tra i consumatori romani. Iniziata qualche giorno fa come test, la fornitura alla grande distribuzione organizzata di Roma, sta diventando in pochi giorni una realtà stabile: i 6 quintali di bovino di Marchigiana consegnati sono stati subito recepiti come prodotto di qualità certificata”.

Arriva poi un imballaggio all’avanguardia per l’ortofrutta: “opo un primo test effettuato sulle fragole confezionate nell’imballaggio Attivo, stiamo continuando a monitorare l’utilizzo di questo imballo su pesche e nettarine – dichiara Emanuele Tulli, responsabile ortofrutta di Ce.Di Marche – con l’obiettivo di offrire ai nostri clienti prodotti ortofrutticoli con una shelf-life maggiore”. Con il confezionamento in imballaggio Attivo la shelf-life è superiore di 24-36 ore. I test di laboratorio hanno dimostrato che, rispetto ad altre tipologie tradizionali di confezioni, la quantità di prodotto da scartare si riduce dal 25 al 20% per pesche e nettarine e dal 18 al 13% nel caso delle albicocche. L’utilizzo in Italia di imballaggi Attivi in cartone ondulato Bestack consentirebbe di evitare di sprecare 84 mila tonnellate di pesche e nettarine per un valore di 134 milioni. E di 12 mila tonnellate di albicocche per un valore di 27,9 milioni.

“Sono i fatti che confermano la bontà della nostra intuizione – fa notare Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack -. E le esperienze degli operatori che stanno impiegando l’imballaggio Attivo sono la migliore premessa per auspicare una crescente diffusione. Diversi gruppi distributivi, leader a livello italiano, si stanno infatti interessando direttamente”. E L’innovativo imballaggio Attivo di Bestack cresce in Gdo (grande distribuzione organizzata), come dimostrano le adesioni al suo utilizzo di Dimar, Alì e Ce.Di. Marche.