di Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare

 

La fase particolarmente difficile che l’Italia sta attraversando a causa delle conseguenze della pandemia Covid-19 e del lockdown ha reso ancora più evidente la funzione cruciale dell’industria alimentare per la tenuta del sistema Paese. Un comparto che, nonostante le numerose difficoltà e le incertezze legate all’economia, ha unito le forze per assicurare il costante rifornimento di prodotti di qualità, mantenendo gli standard più elevati a livello globale a prezzi accessibili a tutti i consumatori.

È innegabile che durante l’emergenza le imprese siano state in prima linea al servizio del Paese, con grande senso di responsabilità. Come tutti gli altri settori industriali, tuttavia, anche l’industria alimentare sta subendo un forte contraccolpo. In tal senso, il crollo dei consumi sta mettendo a dura prova un comparto che nel 2019 ha registrato esportazioni pari a 35,3 miliardi, con Germania, Usa e Francia al primo posto tra le destinazioni. La pandemia sta avendo serie ripercussioni in particolare Oltreoceano. A livello generale le esportazioni di latte e formaggi stanno calando del 35%, quelle di vino del 60%. Dopo 12 anni di crescita con un aumento cumulato del 95%, il 2020 sarà negativo. Ci attendiamo una diminuzione intorno al 15%, forse anche di più. 

Il calo dell’export è un problema enorme considerato che per il settore alimentare le esportazioni rappresentano un fattore di importanza strategica, data la stagnazione dei consumi interni. Per tali ragioni, è necessario intervenire con urgenza mediante incentivi, investimenti e aiuti alle imprese, che consentano all’intera filiera di far fronte a una crisi senza precedenti.