Bar e ristoranti: l’11 maggio le prime riaperture. Ecco dove e come

Boccia non è d’accordo con la decisione dell’Alto Adige; il ministro ha impugnato il provvedimento nelle parti in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro

Lunedì 11 maggio i primi bar e ristoranti potranno alzare la saracinesca e riaprire al pubblico. Il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato con 28 voti favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti la legge che accelera la fase 2 in Alto Adige.

Le prime riaperture di bar e ristoranti

“La crisi – ha detto il governatore Arno Kompatscher – è stata una grande sfida per tante categorie, dalle famiglie alle imprese, e le prossime settimane saranno comunque difficili. La legge forse delude alcune aspettative, ma è stato giusto proseguire insieme su questa strada”.  Si tratta di una scelta importante che fa da apripista alle altre Regioni che, pare, non potranno fare altrettanto almeno fino al 18 maggio.

Le condizioni per poter riaprire

Le domande che attanagliano tutti i ristoratori sono: “A quali condizioni posso riaprire il mio ristorante?” insieme a “Quanto distanti devono essere posizionati i tavoli?”, “Quanti clienti possono entrare nel locale?” e “Come si sanificano correttamente le superfici?”.
Il testo alto atesino prevede il divieto di assembramento, l’osservanza di una distanza di due metri, un adeguato rapporto tra superficie e persone per tutte le attività economiche, niente di più. Autodisciplina e senso di responsabilità delle persone sono fondamentali per non fare passi indietro.

La situazione nelle altre regioni

Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia oggi ha confermato le aperture differenziate per regioni dal 18 maggio.

Ecco le parole del ministro: “Resta confermato l’orientamento a procedere dal 18 maggio ad aperture differenziate per Regioni sulla base delle valutazioni che perverranno dal ministero della Salute. Ricordo, tra l’altro, che in Italia vige lo stato di emergenza nazionale proclamato dal Governo. Ho appena dato incarico agli uffici di procedere con la trasmissione degli atti al CDM”. L’esempio dell’Alto Adige verrà seguito da altri governatori e presidenti di regione?

Il governatore del Veneto, Luca Zaia sostiene che il rischio zero non ci sarà mai e che non si può aspettare a riaprire. “Ho il massimo rispetto per gli scienziati – continua – ma vedo che per le messe si è trovato un accordo, perché questo non vale per le altre attività? Siamo in un’area di incertezza paurosa”. Zaia, durante l’odierna conferenza stampa precisa inoltre: “Vedere bistrattati gli artigiani e i negozianti non è giusto. Non faccio l’irresponsabile, se non si rispettano le regole c’è il rischio di chiudere tutto. Il rischio c’è adesso come l’1 giugno, il problema di sicurezza c’è adesso come fra un mese, e se non si vuole riaprire allora vuol dire che non ci vogliono far andare a votare e allora prendo atto che in questo Paese si vuole sospendere la democrazia”.

Il calendario delle aperture

In Alto Adige, come anticipato, lunedì 11 maggio tocca ai servizi alla persona, alla ristorazione e somministrazione alimenti e bevande, alle attività artistiche e culturali, ai musei, alle biblioteche e ai centri giovani. Una settimana più tardi potranno riprendere i servizi di assistenza all’infanzia (con gruppi ridotti). Infine, dal 25 maggio possono aprire le strutture ricettive e gli impianti a fune. Spetta poi ai sindaci, in caso di necessità, di adottare misure più restrittive. Per quanto riguarda gli spostamenti verso il resto del Paese, le lezioni scolastiche e universitarie e le manifestazioni sportive, restano in vigore le normative nazionali.

Le dichiarazioni del presidente Arno Kompatscher

“La Provincia di Bolzano intende affrontare questa Fase 2 all’insegna dell’applicazione della nostra autonomia. Al centro mettiamo la sicurezza e il senso di comunità. Questa Fase 2 e la ripartenza possono avere luogo solo se tutti si attengono alle regole. Confidiamo pertanto nell’autodisciplina e nel senso di responsabilità dei cittadini” sostiene Kompatscher. “Dopo che Roma per settimane non ha ascoltato le richieste per una differenziazione regionale delle misure – conclude – abbiamo deciso di intraprendere il nostro percorso legislativo autonomo”.

 

Articolo di: “www.ristorazioneitalianamagazine.it”