Viviamo in un’epoca in cui gli smartphone, i tablet, le console, le app e i programmi televisivi fanno parte del quotidiano dei più giovani. Non è più solo lo “spot alla tv” che influenza ciò che mangiano, ma anche le app, i giochi, gli influencer, i programmi animati e i social . È importante capire come tutto ciò incide sulle loro scelte alimentari e, ancor più, come possiamo guidarlo verso il positivo.
Schermo = scelta alimentare?
Diversi studi hanno evidenziato un collegamento tra tempo trascorso davanti allo schermo (tv, computer, console, smartphone) e preferenze alimentari meno favorevoli nei bambini e negli adolescenti. Un esempio? La ricerca europea del progetto I.Family Study (circa 7 000 bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni) ha mostrato che un’esposizione più elevata ai media digitali era associata a una maggiore preferenza per sapori dolci, grassi e salati, e sostanzialmente meno propensione verso il gusto amaro (che spesso identifica verdure e cibi “non dolci”).
In altre parole: più tempo davanti allo schermo → più probabilità che il bambino preferisca snack ricchi di zucchero/grassi/sale.
Inoltre, l’esposizione a contenuti o pubblicità alimentari online come ad esempio video-brand, profili social di marchi alimentari, risulta legata a un consumo più elevato di alimenti “meno sani”. Uno studio in Australia su ragazzi 10-16 anni ha mostrato che “guardare video di marchi alimentari su YouTube, acquistare cibo online, e visualizzare il proprio brand alimentare preferito pubblicizzato online” erano fattori associati ad un consumo più frequente di cibi e bevande poco salutari.
Non solo: una revisione sistematica ha messo in luce che i social media nel loro complesso sono associati a comportamenti alimentari meno favorevoli come salto della colazione, assunzione aumentata di snack poco nutrienti, consumi minori di frutta e verdura.
Perché succede?
Le vie sono diverse e si intrecciano. Da un lato c’è la fisiologia: i cibi raffigurati o pubblicizzati con immagini appetitose, porzioni generose, colori vivaci, attivano risposte cerebrali legate alla ricompensa, all’attenzione, al desiderio. Ad esempio, la revisione “Foods embedded in entertainment media” ha spiegato che nei bambini la presenza di alimenti (o la rappresentazione di essi) nei media di intrattenimento porta a scelte alimentari reali più sbilanciate.
Dall’altro c’è la dimensione sociale : gli influencer, gli youtuber, i giochi che promuovono alimenti non sempre salutari diventano modelli; i bambini non solo vedono, ma interagiscono, scelgono, condividono. Una ricerca ha rilevato che nei contenuti online i bambini possono riconoscere la pubblicità, ma ciò non basta per renderli “non recettivi”: anche se capiscono che è pubblicità, continuano a esserne influenzati in base all’intrattenimento, al marchio, al “mi piace”.
Infine, gli ambienti digitali stessi sono progettati per catturare l’attenzione: video-gioco, app, streaming, social, tutti “attrattivi”. Quanto più uno schermo è parte della routine del bambino, tanto maggiore la possibilità che cibi poco nutrienti entrino nel discorso della gratificazione immediata.
Programmi tv, giochi e app: ingredienti da tenere d’occhio
Anche se la televisione tradizionale non è l’unico protagonista, resta un fattore importante: programmi per bambini o ragazzi spesso includono pubblicità di snack e alimenti poco salutari, oppure inserimenti indiretti di brand alimentari, senza che il bambino ne abbia piena consapevolezza.
Ma giochi e app possono essere “doppiamente utili”: da un lato possono veicolare cibi meno buoni, dall’altro se ben progettati possono diventare strumenti attivi di promozione del bene. Ad esempio, una ricerca ha sperimentato l’uso del marketing tramite influencer su Instagram per promuovere snack di alto valore nutrizionale tra bambini di 8-12 anni: i risultati hanno mostrato che quando l’influencer promuoveva uno stile di vita atletico più che sedentario, aumentava la probabilità che i ragazzi scegliessero uno snack più nutriente.
Inoltre, esistono app e siti dedicati ai genitori per promuovere una nutrizione più sana nei figli: una revisione sistematica di siti/app ha evidenziato che le piattaforme digitali possono essere utili, ma devono offrire informazione di qualità, interattività e supporto pratico (non solo nozioni generiche).
Come trasformare il digitale in un alleato dell’alimentazione
Veniamo ora alla parte più utile: non tutto il mondo digitale è nemico. Con i giusti strumenti e consapevolezza possiamo orientare l’uso di app, giochi e programmi TV in modo positivo, per far sì che i ragazzi facciano scelte migliori, divertendosi e imparando.
-
Selezionare con attenzione – scegliere app e giochi che includono contenuti educativi sull’alimentazione, magari che coinvolgono i genitori e promuovono la scelta di frutta, verdura, preparazioni semplici. Quando possibile, privilegiare strumenti che stimolino la partecipazione attiva (es. creare ricette, raccontare “cosa mangio oggi”, guadagnare badge per aver scelto una verdura).
-
Uso condiviso e dialogo – Far diventare l’esperienza digitale un momento condiviso. Se un bambino guarda un programma, gioca a un’app o vede un influencer che parla di cibo, i genitori o adulti possono intervenire: “Bella scelta, perché hai preso quella merenda?”, “Hai visto l’app che raccontava come è fatta la verdura?” Questo aiuta a rendere consapevole l’uso e a trasformare passività in riflessione.
-
Impostare regole chiare e alternative positive – ad esempio stabilire orari di schermo, incoraggiare che durante lo schermo non ci sia sempre snack davanti, e proporre alternative che associano la pausa digitale a uno snack sano (una mela, una verdura tagliata, uno yogurt). In questo modo, lo schermo non diventa alibi per uno snack non pensato.
-
Integrazione tra reale e digitale – far sì che ciò che si vede o gioca digitalmente abbia un “risvolto reale”. Se in un gioco viene premiata la scelta della verdura o della frutta, poi nel reale si può dare spazio a prepararla insieme, coinvolgere il bambino nella scelta al supermercato o nella preparazione. Questo crea coerenza e rinforzo positivo.
-
Educazione e media-alfabetizzazione – insegnare ai più giovani (in modo adatto all’età) che molte app, giochi o video contengono pubblicità o messaggi commerciali, che certe immagini sono progettate per stimolare il consumo. Conoscere ciò aiuta a rendere il bambino meno “vittima” passiva del messaggio. I genitori possono spiegare che “quel video stava promuovendo quella merenda perché paga per farlo”. In uno studio, si è visto che anche quando i bambini riconoscono che è pubblicità, non basta per eliminare l’effetto motivo per cui è importante il dialogo e la guida attiva.
-
Sfruttare influencer e brand positivi – se ci sono influencer o contenuti digitali che promuovono alimentazione sana, movimento, stile di vita attivo, possono diventare alleati. Lo studio sull’influencer-marketing ha mostrato come un messaggio positivo possa orientare migliori scelte alimentari.
Qualche spunto pratico per genitori e insegnanti
-
Quando un bambino è su un’app o gioco, provate a chiedergli: “Ti piacerebbe preparare nel weekend qualcosa che hai visto nell’app?” Questo facilita il passaggio dal virtuale al reale.
-
Invece di vietare completamente la pubblicità alimentare, trasformala in occasione di riflessione: “Hai visto quella merendina nel video? Perché ti convinceva? Cosa c’era che ti piaceva?”.
-
Creare insieme “tempi digitali” + “tempi di scelta alimentare”: es. dopo un’ora di videogame, una pausa con frutta + acqua, magari con un momento offline insieme.
-
Scegliere contenuti digitali che valorizzano il cibo genuino: es. video di cucina semplice, giochi dove si coltiva un orto virtuale o si cucina con ingredienti naturali.
-
Collaborare con la scuola: chiedere se ci sono app o progetti didattici sulla nutrizione, usare anche le ore digitali per parlare di alimentazione e schermi.
Quali le sfide e i limiti da tenere presenti
Naturalmente, esistono limiti e sfide. Innanzitutto, molti studi sono di tipo associativo (non sempre dimostrano causalità assoluta), e l’effetto digital-alimentazione dipende da tanti fattori: ambiente familiare, disponibilità di cibo sano, abitudini, tempo davanti allo schermo, ecc.
Un’altra sfida è che le piattaforme digitali sono in rapida evoluzione, e alcune forme di marketing sono meno visibili, integrate nei giochi o nei video-influencer, quindi più difficili da riconoscere. Ad esempio lo studio UNICEF-LAC rileva che in diverse regioni i ragazzi di 13-17 anni vedono contenuti di marche alimentari sui social e interagiscono con essi (seguono, commentano) in proporzioni elevate.
Inoltre, seppure l’uso educativo delle app e dei programmi TV sia promettente, non tutti gli strumenti digitali sono uguali: come rilevato nella revisione sulle app/ siti per genitori, molte app commerciali contengono poca informazione credibile e poca interattività utile.
Infine, non possiamo scaricare completamente la responsabilità sui mezzi digitali: la casa, la scuola, la disponibilità di cibo sano, il modello genitoriale sono ancora fondamentali. Il digitale è un fattore da gestire, non l’unico attore.