I bambini sanno fare scelte alimentari migliori di quanto pensassimo. Ma servono le giuste informazioni

Secondo l’Oms nel mondo, nel 2016, c’erano 340 milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni in sovrappeso o obesi, con un aumento del 14% rispetto al 1975. Come fare per invertire la tendenza? Un suggerimento arriva da uno studio originale, che sovverte alcune delle credenze più diffuse sulle modalità decisionali dei bambini e indica in che modo intervenire per educarli a scegliere meglio. A condurlo sono stati i pediatri e i nutrizionisti di alcune università di diversi Paesi con sede negli Emirati Arabi Uniti, che hanno selezionato poco meno di 500 bambini delle classi quinta e sesta, cioè di 10 o 11 anni, a cui hanno sottoposto alcune scelte alimentari.

Come riferito su Child Development, l’idea alla base dell’esperimento era che i bambini, quando hanno il tempo di riflettere, anche grazie alle informazioni che possiedono, possono compiere scelte migliori. In questo caso, lo spunto di riflessione erano le scelte fatte da ipotetici compagni della stessa età, che avrebbero optato per diversi tipi di alimenti, più o meno sani: invitati a valutare le scelte degli amici prima di decidere, i bambini hanno mostrato di non essere influenzabili e anzi, di orientarsi verso opzioni più sane, dopo aver constatato che i pari età avevano preso decisioni sbagliate.

In pratica, ai partecipanti – mandati a scuola dai genitori senza uno degli spuntini dati di solito – sono stati proposti quattro diversi vassoi contenenti cinque alimenti simili per valore nutrizionale, e classificati in base alla qualità nutrizionale. Una parte dei bambini è stata invitata a esprimere un giudizio su scelte di ipotetici amici che avessero preferito o un vassoio con alimenti quali la frutta e l’acqua, oppure uno con junk food, e a spiegare il proprio giudizio, prima di scegliere a loro volta per sé.

Il risultato è stato che il solo fatto di valutare un pasto altrui si traduce in scelte più ponderate e migliori, evidenti soprattutto quando la valutazione avviene su cibo di scarsa qualità. È emerso inoltre che questa capacità di discernimento cresce con l’età, in linea con lo sviluppo cognitivo.

Va detto che nello studio gli stessi autori evidenziano due limiti: i bambini partecipanti, in quanto allievi di scuole internazionali, appartenevano a classi sociali medio alte, e quindi erano probabilmente in possesso di informazioni migliori rispetto a quanto non accada con i bambini più poveri. Inoltre le opzioni sane erano incentrate sulla frutta, di solito gradita ai più piccoli, mentre non sono state compiute valutazioni con verdure. Infine, non sono state analizzate interazioni dirette tra partecipanti, fatto che avrebbe fornito un dato sulla reciproca influenzabilità dei bambini.

Anche tenendo presente tutto ciò, lo studio aiuta a capire come i piccoli formino le proprie opinioni, dimostra che hanno una capacità di giudizio più strutturate e solide del previsto e fa capire quanto sia cruciale fornire ai bambini anche delle prime classi di scuola informazioni corrette, che li aiutino a prendere le decisioni migliori, ad assumere abitudini che, con ogni probabilità, manterranno almeno in parte per tutta la vita. 

 

Articolo di: “www.ilfattoalimentare.it”