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“Food drug free”, uno strumento in più per la sicurezza alimentare

L’innovazione è una delle strade da percorrere per compiere passi avanti nella direzione di una maggiore sicurezza alimentare. Parliamo di innovazione virtuosa quando a cooperare sono realtà sfaccettate che svolgono ruoli differenti lungo la filiera agroalimentare: Università, fondazioni, Enti pubblici, imprese e aziende agricole. Insieme è possibile esplorare nuove strategie per assicurare una migliore qualità di ciò che mangiamo e la garanzia che quanto previsto dalla legge sia sempre rispettato.

Proprio questa è stata la visione che ha portato allo sviluppo del progetto “Food Drug Free”, promosso da Informatica System insieme ad un ampio team di partner di ricerca e industriali. Grazie al finanziamento della Regione Piemonte, è stato possibile realizzare un dispositivo tecnologico portatile che permette di individuare in pochi minuti la presenza di residui antibiotici all’interno di tre tipologie di alimenti (latte, uova e miele), riducendo così i rischi per il produttore e per il consumatore.

Per conoscere meglio il progetto abbiamo intervistato il professor Michele Filippo Fontefrancesco, coordinatore scientifico per l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo per “Food Drug Free”.

SICUREZZA ALIMENTARE: PERCHÉ I RESIDUI ANTIBIOTICI RAPPRESENTANO UN RISCHIO?

Negli allevamenti è stato introdotto, nel corso degli anni, un ampio utilizzo di antibiotici e altri medicinali veterinari per tutelare la salute degli animali. Tuttavia numerosi studi hanno dimostrato come la presenza di residui di queste sostanze negli alimenti, come ad esempio nelle uova o nel latte, possa rappresentare un pericolo per il consumatore.

In quest’ottica il legislatore europeo e italiano hanno introdotto norme sempre più stringenti che fissano delle soglie di antibiotici molto rigide, oltre le quali i prodotti alimentari non possono essere distribuiti e commercializzati. L’obiettivo è ridurre drasticamente, se non addirittura vietare progressivamente il ricorso a queste sostanze in allevamento.

antibiotici nel cibo sicurezza alimentare

CHIRAPHAN/shutterstock.com

Il professor Fontefrancesco ci spiega che il problema ha molte sfaccettature: “i residui di questa tipologia di medicinali contribuiscono a rafforzare la resistenza agli antibiotici del nostro organismo, ovvero quella condizione per cui virus e batteri diventano sempre più forti e le strategie di cura sempre meno efficaci. Si traduce, di fatto, in un problema epidemiologico molto serio con cui già dobbiamo fare i conti.” Si stima che entro il 2050 l’antibiotico-resistenza possa diventare la prima causa di morte nel mondo, e per questo l’Unione Europea punta alla messa al bando dell’utilizzo degli antibiotici in questi contesti, mentre in Italia è in azione il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza. “Per evitare che si creino super batteri o super virus” conclude Fontefrancesco, “è necessario ripensare le strategie.”

“FOOD DRUG FREE”: L’INNOVAZIONE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE

“Food Drug Free” è, nell’ottica dei promotori, uno degli elementi che può favorire l’innovazione nella direzione di una ancora più elevata sicurezza alimentare e uno strumento concreto in mano alle aziende della filiera. “Esistono, come dicevamo, delle soglie da rispettare oltre le quali gli alimenti diventano pericolosi e vanno quindi smaltiti. Oggi il processo di verifica può essere reso ancora più efficiente.” Da qui, dunque, l’idea di costruire una tecnologia efficace portatile che possa essere utilizzata direttamente dove viene prodotta la materia prima che, in pochi minuti, possa determinare se la partita rispetta i limiti di legge oppure no.

Il lavoro di ricerca di cui Informatica System (azienda con sede a Vicoforte in Piemonte) è capofila vede il coinvolgimento di partner di ricerca – Politecnico di Torino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Università degli studi delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Fondazione Bruno Kessler di Trento –, aziende del settore alimentare –  il pastificio Michelis (uova), l’impresa dolciaria Sebaste (miele) e i formaggi di Beppino Occelli (latte) —, e imprese – Cemas Elettra srl, Chemsafe srl, DGS spa, Eltek spa, Sky Technology srl.

Il risultato è stata la realizzazione di un prototipo – una vera e propria valigetta – che funziona su latte, uova e miele. “Ci sono voluti 42 mesi di lavoro dei 13 partner per arrivare a questo risultato perché, insieme, abbiamo lavorato sullo sviluppo della tecnologia ascoltando le reali esigenze delle tre aziende che hanno utilizzato e testato il prototipo” aggiunge il professore. “Abbiamo osservato i flussi produttivi, svolto analisi di mercato, identificato specifiche famiglie di antibiotici: tutti elementi funzionali alla creazione di una piattaforma che avesse un impatto concreto e a un prototipo industrializzabile.”

MONITORAGGIO, TRASPARENZA E PREVENZIONE DEGLI SPRECHI

La piattaforma “Food Drug Free” ha portato alla realizzazione di uno strumento che riesce a individuare la presenza di residui antibiotici in maniera efficace, migliorando anche la tracciabilità della filiera. Prevede infatti anche un sistema di condivisione dei dati tramite tecnologia blockchain certificata che consente di avere sempre più informazioni riguardanti ogni step della produzione di ciò che consumiamo.

uova

Ingo Bartussek/shutterstock.com

Si tratta di una piattaforma innovativa dal punto di vista ingegneristico (sensori miniaturizzati, nanomateriali, stampa 3D di dispositivi polimerici), ma anche pratico. “La sperimentazione sul campo” ci racconta Fontefrancesco, “ci ha permesso di evidenziare tutti i vantaggi concreti: il miglior controllo della qualità dei prodotti, una riduzione dei costi di stoccaggio della materia prima, maggior prevenzione degli sprechi durante la produzione e un elevato livello di sicurezza alimentare agli occhi del consumatore.”

Un consumatore, tuttavia, non ancora altamente sensibile all’argomento dell’antibiotico-resistenza. Come anticipato anche in occasione della presentazione ufficiale dei risultati del progetto, le ricerche svolte in questi anni mostrano un consumatore poco dinamico e che fa fatica a relazionarsi con la tecnologia in ambito alimentare. Mentre, da un lato, la sensibilità ecologica è diventato un fattore di scelta di consumo, altre tematiche più tecniche vengono percepite come più distanti e meno urgenti.

“È importante comunicare in maniera efficace che tecnologia, tradizionalità e artigianalità non contrastano e anzi, con strumenti come quello sviluppato con il progetto Food Drug Free, si migliorano”, aggiunge.

Il prototipo realizzato ora potrà diventare una realtà ed essere messo in produzione e venduto alle aziende eventualmente interessate. “Siamo convinti della genuinità e validità del prodotto, quindi esiste la volontà e la prospettiva di continuare a lavorare” conclude il professore, sottolineando la rete virtuosa che è nata grazie al progetto guidato da Informatica System. “I fondi pubblici in questo caso hanno portato valore non soltanto per il risultato concreto, ma sono stati capaci di generare un tessuto vitale di pratiche e condivisione tra soggetti differenti che, insieme, continueranno a progredire sperimentando soluzioni innovative e tecnologiche che rispondano alle reali esigenze degli attori della filiera agroalimentare.”

 

Articolo di “ilgiornaledelcibo.it”