Quando abbiamo cominciato a credere che tutto debba avere uno scopo? Che ogni gesto vada ottimizzato, ogni attività monetizzata, ogni ora giustificata? Forse proprio da quando anche la cucina è diventata, almeno in parte, una performance. Calorie, nutrizione, estetica, efficienza. Ma cosa succede se per un momento mettiamo da parte tutto questo? Se torniamo a cucinare come atto gratuito, creativo, persino un po’ inutile?
Sì, inutile. E meravigliosamente, gloriosamente inutile.
Benvenuti nel mondo delle ricette inutili ma bellissime, dove il fine non è nutrire né stupire, ma semplicemente esserci.
La pasta colorata che non mangeremo mai
Avete mai impastato pasta fresca con dei bambini? Aggiunto spinaci frullati, barbabietola, curcuma, cacao, per creare piccoli serpentelli verdi, rossi, gialli, marroni?
Non importa se il colore è strano, se le dosi non sono giuste o se nessuno avrà davvero voglia di cucinare quei rotolini sghembi. Quel che conta è il momento.
Le mani che si sporcano, i sorrisi, le chiacchiere. E poi quella magia: da farina e uovo nasce una forma. È quasi una meditazione, ma con un tocco di caos infantile.
È un gioco, un rito, un esercizio di presenza.
E forse la pasta, alla fine, la lasceremo seccare su un vassoio. O magari la trasformeremo in decorazioni da appendere in cucina. Chi ha detto che ogni gesto debba finire in un piatto?
Biscotti scarabocchiati: arte effimera da forno
Prendete una ricetta base per frollini: burro, farina, zucchero, uova. Una di quelle ricette collaudate che vanno sempre bene. Ora fatevi aiutare da un bambino – o da un adulto che ha voglia di tornare tale – e preparate la glassa: zucchero a velo, qualche goccia d’acqua, coloranti naturali o alimentari.
Non mirate alla perfezione. Mirate al disordine.
Lasciate che le dita disegnino cerchi, linee, occhi strabici, animali mai visti, arcobaleni storti. Ogni biscotto sarà un quadro astratto, un’installazione temporanea, un piccolo caos zuccherino.
E sapete una cosa? Alcuni saranno anche buoni. Ma non è questo il punto.
Burro montato per il gusto di montare
Metti il burro morbido nel frullatore. Accendi. Guarda come cambia.
Diventa quasi una crema, ariosa, vellutata. Aggiungi un pizzico di sale rosa, magari un tocco di erbe secche.
Spalma su una fetta di pane.
Questo gesto minuscolo, che potrebbe sembrare superfluo, può diventare un piccolo rituale quotidiano. Un momento per fermarsi e dire: “oggi mi tratto bene”.
È cucina che non serve a sfamare, ma ad accogliere.
La panna che non è panna
Mescola yogurt greco freddo con un po’ di ghiaccio tritato. Monta con energia. Non diventerà panna, non davvero, ma ci somiglierà un po’.
Il risultato? Un composto instabile, buffo, che sembra quasi uno scherzo.
Una specie di mousse finta, che non durerà più di cinque minuti prima di tornare liquida. Ma quei cinque minuti sono perfetti per una merenda con i bambini. Per ridere, assaggiare, fare finta di niente.
E poi… chi ha deciso che la panna vera sia meglio?
Mini tortine in formato giocattolo
Ci sono stampi da bambola, mini teglie, micro pirottini. Un intero universo in miniatura.
Usarli per cucinare è una scelta senza senso pratico, ma con un valore simbolico enorme. Cucinare in piccolo ci costringe a rallentare, a dosare, a ridimensionare le aspettative.
Non sfameranno nessuno. Ma faranno sorridere tutti.
Le mini tortine sembrano uscite da una casa delle bambole. Una spolverata di zucchero a velo, un lampone sopra.
Forse le regalerete, forse le conserverete in una scatola, forse le assaggerete solo per gioco. Ma saranno un gesto poetico.
Perché cucinare senza scopo?
Cucinare senza uno scopo ci libera dalla pressione del risultato.
Ci restituisce il piacere puro del gesto.
È un modo per connettersi con chi ci sta accanto, senza dover educare, insegnare o dirigere.
È un invito alla leggerezza.
In un mondo dove tutto è misurato in produttività, cucinare senza motivo diventa un atto sovversivo.
Un modo per dire: “sono qui, e basta”.
Perché a volte la cucina non è performance, non è nutrizione, non è nemmeno ospitalità.
È solo una forma d’arte effimera e quotidiana.
Un modo per giocare, per creare, per fermare il tempo.
Idee per cominciare
Se vuoi sperimentare anche tu il gusto della cucina inutile, ecco qualche altra idea:
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Crema di colori: yogurt + polvere di spirulina, curcuma o cacao, da mescolare per il piacere di vedere sfumature cambiare.
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Palline di riso freddo: conditi con nulla, solo da modellare e trasformare in animali di fantasia.
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Pane senza lievito “piattissimo”: solo farina e acqua, cotto in padella. Il risultato è strano, croccante e un po’ brutto. Perfetto per riderci sopra.
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Insalate di fiori (non commestibili): da comporre per bellezza, come bouquet da guardare.
Non tutto deve servire a qualcosa per essere importante.
Nella cucina inutile c’è un senso di libertà, di gioco, di scoperta.
Che tu lo faccia da solo o con qualcuno, questi momenti raccontano chi sei molto più di tante ricette elaborate.
La prossima volta che ti trovi con le mani in pasta, senza un vero motivo… sorridi.
Stai cucinando la cosa più preziosa che c’è: un momento di presenza.