Come donare il cibo in sicurezza? Le linee guida dell’EFSA per combattere gli sprechi

Il Covid-19 ci sta rendendo più fragili, e spesso anche più poveri. Le associazioni attive in tutta Italia, dalla Caritas al Banco Alimentare fino a Coldiretti, denunciano come negli ultimi mesi del 2020 sia fortemente cresciuta la domanda di cibo da parte della popolazione. Un’esigenza forte e drammatica che rende ancor più importante l’azione di chi, sui territori, si occupa della raccolta e della redistribuzione di alimenti. E porta alla luce l’importanza di un’azione forte lungo tutta la filiera contro gli sprechi alimentari: in tutta Europa ogni anno vanno persi o sprecati circa 87,6 milioni di tonnellate di cibo (dati del Consiglio europeo).

Non tutto però può essere donato, come spiega chiaramente il Banco Alimentare rivolgendosi ai consumatori. E lo stesso vale per esercenti e ristoratori. Come sapere quali alimenti donare in sicurezza? Torniamo su questo tema così importante, affidandoci all’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, e riprendendo le linee guida che ha elaborato nel 2018, destinate a centri di distribuzione alimentare, supermercati, bar, ristoranti e altri piccoli rivenditori per facilitare le donazioni. Vediamo quali sono le indicazioni.

DONAZIONI ALIMENTARI IN SICUREZZA: QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ?

Ci sono alcune regole generali che permettono di ritenere una donazione “sicura,” soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo vivendo durante la quale l’attenzione è elevatissima. È preferibile, infatti, donare beni alimentari non deperibili e a lunga scadenza come, ad esempio, olio d’oliva, carne in scatola, latte a lunga conservazione, legumi, biscotti e omogeneizzati. Molto preziosi sono anche prodotti per l’igiene e la pulizia della casa come pannolini, assorbenti, detersivi o carta igienica

Per le realtà commerciali che, tuttavia, desiderano donare parte dell’invenduto, le difficoltà aumentano perché sono chiamati a garantire la sicurezza di un prodotto alimentare che, molte volte, è anche vicino alla fine della sua durata di conservazione. E spesso verificare aspetti come tutti i parametri organolettici e chimico-fisici dei cibi può diventare un deterrente dalla donazione. Tant’è che, attualmente, nell’Unione Europea viene redistribuita solo una parte delle eccedenze. Secondo i dati della Federazione europea delle banche alimentari,  nel 2017 sono stati forniti 4,1 milioni di pasti al giorno raggiungendo 8,1 milioni di persone, mentre, secondo dati più recenti, nel 2019 9,5 milioni di persone hanno ricevuto uno o più pasti tramite una delle 45.283 organizzazioni distribuite su tutto il territorio che si occupano proprio dalle redistribuzione del cibo, ma ciò non è abbastanza.

IL PARERE SCIENTIFICO DI EFSA PER LA DONAZIONE IN SICUREZZA

Su richiesta della Commissione Europea, l’EFSA ha elaborato due diversi pareri scientifici dedicati a supportare le realtà che in tutta Europa desiderano incrementare le donazioni alimentari delle eccedenze. La prima – del 2 marzo 2017 – è destinata a piccoli rivenditori (macellerie, negozi di generi alimentari, panetterie, pescherie e gelaterie), mentre la seconda – 7 novembre 2018 – ha un pubblico più ampio, dal momento che include anche supermercati, bar e ristoranti.

I pareri scientifici – disponibili gratuitamente sul sito dell’EFSA qui e qui – prevedono misure per verificare che il cibo donato sia sicuro controllando alcuni paramenti:

  • durata di conservazione;
  • mantenimento della catena del freddo;
  • trasparenza delle comunicazioni tra donatore e ricevente.

Per poter gestire efficacemente e in maniera sicura tutti gli elementi necessari, l’EFSA ha elaborato un sistema di diagrammi a flusso che guidano, passaggio dopo passaggio, il rivenditore verso una conservazione corretta e una donazione garantita dei cibi. A partire, ad esempio, da un prodotto alimentare che può essere donato, l’Autorità accompagna l’esercente verso la corretta conservazione, e di conseguenza a un calcolo dei tempi di stoccaggio adeguati e via dicendo.

Il diagramma è diviso in due sezioni: una riguarda il donatore e una il ricevente, ed entrambi ricevono informazioni su come conservare, impacchettare e trasportare il cibo. Per ciascuna fase sono individuati alcuni rischi a cui prestare attenzione come, ad esempio, quello di una contaminazione allergica se l’alimento non viene riposto in contenitori puliti e separati dagli elementi allergici, oppure se un cibo – che va conservato congelato – viene riposto a una temperatura inadeguata. Un altro elemento su cui viene richiamata l’attenzione della realtà che desidera donare è l’importanza di dare tutte le informazioni corrette a chi riceve la donazione.

Inoltre, il parere scientifico prevede anche l’utilizzo di alcune tabelle generiche, strumenti utili nelle mani della realtà che intende redistribuire del cibo, da riempire di volta in volta che con le caratteristiche dell’alimento in eccedenza.

SEMPLIFICARE PER LOTTARE CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Il vantaggio di questo approccio proposto dall’EFSA è che permette ai rivenditori di donare alimenti in sicurezza senza studiare approfonditamente tutti i pericoli biologici chimici e fisici che possono essere riscontrati. Un elemento che può spaventare e, quindi, disincentivare le donazioni. Al contrario, in questo modo l’auspicio è proprio quello di agevolare una pratica che è, allo stesso tempo, dall’alto valore sociale e preziosa per ridurre gli sprechi.

Commentando la pubblicazione dei pareri scientifici, Marta Hugas, direttrice scientifica di EFSA, ha dichiarato: “Questo approccio più semplice, che la Commissione europea ci ha chiesto di sviluppare dopo l’esperienza positiva dei precedenti pareri scientifici in materia, dovrebbe facilitare la donazione di prodotti alimentari da parte dei piccoli dettaglianti. Dovrebbe anche aiutare a ridurre lo spreco alimentare, una priorità per l’UE”.

Nella stessa direzione, si è attivata anche la Confesercenti che, nel febbraio 2020, ha presentato una propria piattaforma trasparente per aiutare le piccole realtà a gestire gli sprechi e distribuire l’invenduto. Si chiama BitGood, e mette in relazione donatori e associazioni sui singoli territorio per innescare un circolo virtuoso, che si integra con gli sforzi delle grandi aziende – tra cui anche il gruppo che ha promosso l’Alleanza per l’Economia Circolare di cui vi abbiamo raccontato pochi mesi fa – e i singoli cittadini, sempre più sensibili all’argomento, come testimonia il successo di app “anti spreco”come Too Good To Go o la piattaforma Avanzi Popolo. Cittadini, esercenti e istituzioni insieme, dunque, si muovono per agire concretamente contro gli sprechi e a sostegno di chi ha più bisogno.

 

Articolo di: “www.ilgiornaledelcibo.it”