cioccolato del futuro

Cioccolato del futuro: alternative sostenibili alla crisi della filiera del cacao

Chi ama il cioccolato forse non pensa che dietro ad una tavoletta si nasconda un’intera catena vulnerabile: coltivazione, raccolta, fermentazione, trasporto, lavorazione. Nel caso del cacao, la materia prima del cioccolato, oggi ci troviamo davanti a una situazione piuttosto critica. Diversi fattori convergono: cambiamenti climatici, malattie delle piante, costi in aumento, e una forte dipendenza geografica.

In primis, il cacao cresce bene in poche aree del mondo, in particolare in paesi come la Côte d’Ivoire e il Ghana, che insieme rappresentano oltre la metà della produzione mondiale.

Secondo, gli effetti del clima si fanno sentire. Ad esempio, uno studio ha evidenziato che le aree di coltivazione del cacao hanno registrato circa 40 giorni in più l’anno con temperature sopra i 32 °C, un livello che riduce resa e qualità. Inoltre, tra i problemi troviamo un aumento della malattia del cacao, come la “swollen shoot virus disease” in Ghana, che ha distrutto vaste aree di cacao.

Terzo: le scorte stanno crollando. Secondo un rapporto, le giacenze mondiali sono ai minimi da decenni e nel 2024 la produzione non ha coperto la domanda, con un deficit stimato. Conseguenza? Prezzi alle stelle e margini più stretti per i produttori di cioccolato. Per esempio, il prezzo del cacao è salito verso i 11.000 USD/tonnellata nel 2024, più di quattro volte la media storica.

In questo contesto, non stupisce che l’industria del cioccolato cerchi soluzioni. Perché se la materia prima diventa incerta o troppo costosa, il gusto e la disponibilità del cioccolato che noi conosciamo potrebbero cambiare davvero.

Quali soluzioni? Tre filoni in campo

Di fronte a questa situazione, emergono tre grandi strade: migliorare la coltivazione tradizionale, utilizzare ingredienti alternativi oppure passare a tecnologie più radicali come il cioccolato coltivato in laboratorio. Vediamole in dettaglio.

1. Migliorare la produzione di cacao

Non si tratta soltanto di trovare un “pezzo sostitutivo”: anche all’interno della filiera convenzionale ci sono margini di miglioramento. Ad esempio, pratiche agroforestali, riduzione della deforestazione, miglioramento genetico delle piante, tecniche di fermentazione più controllate. Uno studio rileva che l’impollinazione manuale combinata con sistemi agroforestali può aumentare la resa fino al 13 %.

Tuttavia, anche queste migliorie non sono sufficienti a risolvere tutti i problemi: la vulnerabilità climatica resta elevata, la concentrazione geografica produttiva resta un rischio, e l’agricoltura stessa richiede risorse (acqua, fertilizzanti, lavoro) che stanno diventando più costose.

2. Utilizzo di ingredienti alternativi o integrativi

Se la produzione tradizionale patisce, entra in gioco l’idea di “cioccolato +” o “cioccolato diverso”. Ad esempio, sostituire in parte il cacao con legumi come ceci o piselli oppure con altri ingredienti vegetali resistenti. Uno studio ha valutato snack combinati a base di ceci e cioccolato fondente, evidenziando effetti positivi dal punto di vista della barriera intestinale e dell’infiammazione (in vitro) proprio grazie ai ceci. Un altro lavoro ha esplorato l’uso di farina di ceci e altre farine alternative per prodotti dolci a base cioccolato‑simile, con risultati accettabili dal punto di vista sensoriale.

In parallelo c’è lo sviluppo di “alt‑choc”, ovvero cioccolato privo o quasi del tutto privo di cacao, realizzato ad esempio con orzo, carrube o altri ingredienti vegetali, con impatti ambientali inferiori (uno studio cita la riduzione dell’80% di CO₂ rispetto al cioccolato convenzionale).

Tali alternative permettono di alleggerire la pressione sulla produzione tradizionale, offrendo una risposta più rapida e diversificata. Certo, non sempre il sapore è identico o la percezione “di cioccolato” resta esattamente quella che ci aspettiamo, ma il progresso è reale.

3. Cioccolato coltivato in laboratorio

Forse la proposta più futuristica ma anche potenzialmente rivoluzionaria: utilizzare la coltivazione delle cellule della pianta di cacao in laboratorio, o la fermentazione microbica di ingredienti che replicano i composti del cacao. Ad esempio, la startup Celleste Bio produce burro e polvere di cacao “senza albero”, coltivando cellule. Anche la collaborazione tra il colosso del cioccolato Barry Callebaut e l’università svizzera ZHAW esplora questa tecnologia.

In breve: si preleva un campione di cellule da una pianta di cacao, si coltiva in un bioreattore, si processa come si farebbe con fave di cacao (fermentazione, tostatura) e si ottiene un “vero cacao” dal punto di vista molecolare, ma senza bisogno della piantagione su vasta scala. Alcuni test di laboratorio mostrano che questi “cacao coltivati” contengono livelli comparabili o persino superiori di polifenoli e componenti aromatici rispetto al cacao tradizionale.

Naturalmente, questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo e non è diffusa sul mercato su larga scala; i costi devono scendere e le approvazioni normative devono arrivare. Ma rappresenta una risposta concreta all’idea che “non potremo più produrre cacao come una volta”.

Cosa significa per noi amanti del cioccolato

Ti starai chiedendo: “Ok, ma cosa significa tutto questo per me che amo mangiare cioccolato?”. Ecco qualche riflessione concreta che possiamo condividere.

Sapore, sensazione, affetto: Il cioccolato non è solo gusto, è esperienza. Il “crack” quando lo rompi, la scioglievolezza, l’aroma: sono parte della magia. Le alternative devono riuscire a replicare almeno una parte di queste sensazioni per avere successo. Le tecnologie di alt‑cioccolato o di cacao coltivato puntano proprio a questo.

Prezzo e disponibilità: Con costi della materia prima in aumento (il cacao ha superato i 10.000 USD per tonnellata in alcuni momenti), è probabile che vedremo tavolette più care, o nuove formule, o forse una maggiore trasparenza su da dove proviene quel cioccolato.

Etica e ambiente: La produzione tradizionale è messa alla prova: deforestazione, cambiamento climatico, condizioni dei piccoli coltivatori. Le alternative permettono di alleggerire questi impatti. Per chi tiene a un consumo più consapevole, questo è un tema importante.

Sperimentazione in cucina: Anche a casa possiamo fare piccoli esperimenti: provare tavolette che dichiarano uso di ingredienti alternativi, leggeri cambiamenti di gusto come cioccolato con farina di ceci o miscele “alt”. Magari non è ancora perfettamente identico al cioccolato a cui siamo abituati, ma è un modo per esplorare.

Qualche idea semplice per sperimentare

Se la filiera del cacao tradizionale è sotto pressione, non significa che dobbiamo rinunciare al piacere del cioccolato. Al contrario: ci sono modi concreti per sperimentare alternative sostenibili e scoprire nuovi gusti, anche a casa, senza complicarsi la vita.

1. Barretta fatta in casa con legumi tostati

I ceci o i piselli possono sembrare ingredienti insoliti per il cioccolato, ma tostati e combinati con cacao fondente diventano un’alternativa sorprendente e croccante. Ecco un’idea semplice:

  • Ingredienti: 100 g di ceci tostati, 150 g di cioccolato fondente (o cioccolato a ridotto contenuto di cacao), un pizzico di sale, un cucchiaino di miele o sciroppo d’acero.

  • Procedimento: sciogliere il cioccolato a bagnomaria, aggiungere i ceci tostati e il sale, mescolare bene. Versare in uno stampo rettangolare e lasciare raffreddare in frigorifero per almeno un’ora.

  • Perché funziona: i legumi aumentano la croccantezza, aggiungono proteine e fibre, e riducono la quantità di cacao necessario. Il risultato è una barretta nutriente, originale e più sostenibile rispetto al cioccolato tradizionale.

2. Piccoli esperimenti con farine alternative

Farine di legumi o di cereali (ceci, piselli, avena, orzo) possono entrare in ricette dolci con cioccolato in modo semplice. Ad esempio, biscotti, muffin o torte al cioccolato con farina di ceci non solo hanno un impatto ambientale minore, ma sono anche più ricchi di proteine.

  • Idea pratica: sostituire il 30‑40% della farina classica con farina di ceci in una ricetta di brownie o torta al cioccolato. Il sapore resta dolce e piacevole, con una consistenza leggermente più rustica e interessante.

  • Suggerimento: aggiungere aromi naturali come vaniglia, cannella o scorza di agrumi per equilibrare il gusto e rendere il sapore più familiare a chi è abituato al cioccolato tradizionale.

3. Cioccolato e semi

Un altro esperimento semplice consiste nell’aggiungere semi tostati o frutta secca a tavolette a ridotto contenuto di cacao. Semi di zucca, girasole o nocciole non solo arricchiscono il sapore e la consistenza, ma aiutano a ridurre la quantità di cacao puro, rendendo il prodotto più sostenibile.

  • Semplice da fare: sciogli il cioccolato, versa in uno stampo, aggiungi semi o frutta secca e lascia raffreddare. Si ottiene una tavoletta personale e originale, con un tocco di croccantezza.

Il mondo del cioccolato è al crocevia: non solo perché la domanda aumenta, ma perché la produzione tradizionale di cacao è messa alla prova da forze che vanno oltre l’agricoltura normale. Cambiamento climatico, malattie delle piante, rendimenti in calo, prezzi che volano verso l’alto: tutti segnali che qualcosa deve cambiare.

Le soluzioni ci sono e vanno in tre direzioni: rendere più resilienti le piantagioni esistenti, trovare ingredienti alternativi meno vulnerabili, e perché no, reinventare la materia prima attraverso tecnologie bold come il cacao coltivato in laboratorio.

Da un lato potremmo dire che “il cioccolato che abbiamo conosciuto” cambierà, dall’altro è un’opportunità per scoprire nuovi gusti, nuove storie e un modo di consumare più consapevole. Per chi ama il cioccolato ma anche il pianeta, queste sono strade affascinanti da esplorare.

Quando afferri la tua prossima tavoletta, potresti pensare: “Da dove sono venute queste fave? Quanto ha resistito questa pianta al caldo? Quanti litri d’acqua ha richiesto?” E magari scegliere quella che racconta una storia più sostenibile.

 

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