Chi non ha mai desiderato, almeno una volta da bambino, assaggiare la torta di mele di Biancaneve? O dare un morso a una delle casette fatte di marzapane e zucchero di Hansel e Gretel? Le fiabe che ci hanno cresciuti non erano solo racconti pieni di magia e insegnamenti morali, ma veri e propri banchetti immaginari. Il cibo, in queste storie, non è mai un elemento secondario: spesso è premio, tentazione, conforto o perfino pericolo. E allora perché non fare un viaggio affettuoso (e un po’ affamato) dentro il mondo del cibo delle fiabe?
Mangiare con gli occhi (e con la memoria)
Il cibo delle fiabe non serve solo a saziare i personaggi, ma anche a stimolare l’immaginario del lettore. Da bambini, quei piatti immaginari diventavano veri nei nostri giochi: bastava una fetta di pane e zucchero per sentirsi in una storia. Il profumo di una torta in forno poteva evocare castelli, matrigne e principesse.
Oggi, da adulti, possiamo tornare a quel mondo non solo con la fantasia, ma anche con qualche cucchiaio e una ricetta. Perché alcuni di quei piatti sono replicabili, reinterpretabili e, sorpresa, a volte davvero buoni.
La torta di mele di Biancaneve (senza veleno, promesso)
Partiamo da uno dei cibi più iconici: la mela di Biancaneve. Nella versione Disney (che ha influenzato il nostro immaginario più delle versioni originali dei fratelli Grimm), la matrigna cattiva si traveste da vecchina per offrire a Biancaneve una mela rossa e lucida, avvelenata. La fiaba parla di una mela intera, ma non possiamo non immaginare quanto sarebbe deliziosa una bella torta di mele fatta in casa!
Ricetta replicabile? Assolutamente sì. Una classica apple pie americana, con un impasto friabile e mele spadellate con cannella e zucchero di canna, può trasformarsi in un momento fiabesco. Per un tocco in più, aggiungi un pizzico di noce moscata e un cuore di marmellata di albicocche.
Fun fact: la torta di mele è il dolce simbolo degli Stati Uniti, ma le sue origini risalgono all’Inghilterra medievale, dove le crostate di frutta erano comuni nelle taverne.
Hansel e Gretel: la casa di marzapane che ci ha rovinato l’infanzia (e i denti)
Chi non ha mai sognato di mordere una casa fatta di dolci? Il tetto di cioccolato, le finestre di zucchero, i muri di pan di zenzero: la casa della strega di Hansel e Gretel è l’archetipo del desiderio infantile per eccellenza. E anche la più grande trappola golosa.
Ricetta replicabile? Sì, ma con moderazione. Il pan di zenzero si può fare facilmente in casa, con miele, spezie (zenzero, cannella, chiodi di garofano) e farina. Si usa per realizzare biscotti o casette decorative da costruire durante le feste. Il marzapane, a base di mandorle tritate e zucchero, può essere modellato per decorare.
Idea bonus: costruisci una mini casetta di pan di zenzero e organizza un’attività creativa con bambini o amici. È un modo divertente per “entrare” nella fiaba, ma senza rischiare di finire nel forno della strega.
Il porridge dei Tre Orsi
Nel racconto di Riccioli d’Oro e i Tre Orsi, il cibo gioca un ruolo centrale: i tre orsi hanno tre ciotole di porridge, una troppo calda, una troppo fredda e una “giusta”. Il porridge è una pappa di avena bollita, tradizionale nei paesi anglosassoni, semplice ma nutriente.
Preparare il porridge a casa è facilissimo: basta cuocere fiocchi d’avena in acqua o latte (anche vegetale), aggiungere un pizzico di sale e dolcificare a piacere con miele, zucchero o sciroppo d’acero. Per i più golosi, si possono aggiungere frutta fresca, noci o spezie come cannella. Una colazione da orsi… o da principesse!
Cappuccetto Rosso: il cestino del cuore
Cappuccetto Rosso porta un cestino alla nonna. Ma cosa contiene, esattamente? Vino e focaccia, dice Perrault. In alcune versioni italiane, ci sono anche dolci o zuppe. In ogni caso, il cibo qui è simbolo di cura, amore familiare e rituale.
Ricetta replicabile? Prepara una focaccia casalinga con olio extravergine, rosmarino e sale grosso. Oppure, se vuoi una versione dolce, prova una focaccia dolce con uvetta e zucchero. E accompagnala con un calice di vino rosso leggero, per un momento da condividere.
Idea bonus: crea il tuo “cestino della fiaba” per un picnic primaverile. Pane (scopri come farlo in casa) , focaccia, formaggio e un dolce fatto in casa: poco basta per sentirsi dentro un racconto.
Altri morsi di fiaba
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Raperonzolo prende il nome da una pianta commestibile simile alla cicoria, che la madre desidera tanto da spingere il padre a rubarla dal giardino della strega. Questo elemento fa riflettere su quanto il cibo, nei racconti, sia spesso desiderio proibito.
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La zuppa di sassi (presente in molte tradizioni orali europee) è un capolavoro di “cibo narrativo”: un viandante riesce a convincere i contadini a condividere gli ingredienti per una zuppa, fingendo di cucinarla con un sasso magico. Il messaggio? La condivisione crea ricchezza.
Perché le fiabe ci fanno venire fame?
Forse perché parlano di ciò che ci è più essenziale: il bisogno, la fame (vera e simbolica), la gioia della condivisione, la paura della scarsità. Il cibo nelle fiabe è molto più di un dettaglio: è un ponte tra il mondo reale e quello fantastico, un modo per parlare di affetti, paure, desideri. La mela, il pane, la zuppa o il porridge sono simboli che attraversano culture e tempi.
Replicare queste ricette a casa non è solo un gioco per grandi e piccini, ma un modo per riscoprire il piacere del cibo semplice e della condivisione, e per dare un tocco di magia alla nostra tavola.