Alcuni piatti sembrano esistere da sempre, come se fossero comparsi magicamente sulle nostre tavole. In realtà hanno alle spalle viaggi lunghi, personaggi ingegnosi, regine affamate e persino esperimenti da veri inventori. Raccontare queste storie è come sfogliare un libro di avventure… solo che invece di cavalieri e draghi, ci sono forni, cucchiai di legno e coni di gelato.
Oggi scopriremo tre protagonisti della cucina che tutti i bambini (e non solo) adorano: la pizza, la pasta a forma di farfalla e il gelato. Non sono fiabe, ma vicende vere, raccontate in modo semplice e divertente.
La pizza: da pane piatto a regina di Napoli
Tutti conosciamo la pizza, ma sai che prima che diventasse “pizza” esistevano molti tipi di pane piatto con sopra ingredienti? Gli antichi egizi, greci, persiani—tutti usavano impasti semplici con erbe, oli, formaggi, frutta o spezie sopra un pane piatto.
La pizza come la intendiamo oggi, con pomodoro, formaggio, lievito ben lievitato, bordi che si gonfiano… nasce a Napoli, probabilmente tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo.
Perché si chiama “pizza”?
La parola “pizza” è antichissima: compare per la prima volta in un documento notarile dell’anno 997 in Gaeta, nel sud Italia. Ci sono diverse idee su da dove provenga il termine: alcuni pensano da un dialetto (“pinza”), altri da un termine latino che aveva a che fare con schiacciare o pizzicare.
La pizza Margherita: leggenda o realtà?
Una delle storie più famose è quella della pizza Margherita. Si narra che nel 1889 il pizzaiolo Raffaele Esposito preparò tre pizze per la regina Margherita di Savoia. La sua preferita fu quella con pomodoro rosso, mozzarella bianca e basilico verde: i colori della nuova bandiera italiana.
Tuttavia: alcuni storici dicono che questa storia è un po’ romanzata – non tutte le prove storiche confermano che la regina abbia davvero scelto in quel modo, o che la lettera che Esposito mostrava fosse autentica. Però è diventata parte della leggenda bella della pizza.
Curiosità: a Napoli la pizza era inizialmente considerata un cibo “povero”, venduto per strada a chi non poteva permettersi pasti ricchi. Oggi è diventata un patrimonio mondiale, riconosciuto dall’UNESCO come arte tradizionale.
La pasta farfalla: da un avanzo a una forma allegra
Guardando un piatto di farfalle, sembra impossibile che qualcuno non abbia avuto l’idea apposta di creare una pasta così scenografica. E invece la leggenda racconta che sia nata quasi per caso.
Siamo nel Nord Italia, tra Lombardia ed Emilia-Romagna, intorno al XVI secolo. Le donne che preparavano la pasta ripiena, come tortellini o cappelletti, si ritrovavano spesso con avanzi di sfoglia. Per non sprecare nulla, tagliavano piccoli rettangoli, pizzicavano il centro e davano così vita a fiocchetti con le “ali”. Era nata la pasta farfalla, che in dialetto emiliano si chiama anche strichetti.
Il nome “farfalle” deriva ovviamente dalla forma, ma esistono varianti: le farfalline, più piccole, e i farfalloni, grandi e scenografici.
Curiosità: la piega centrale non serve solo a renderle graziose. Quel punto un po’ più spesso e i bordi ondulati trattengono meglio i sughi, che si infilano nelle pieghe e rendono ogni boccone più saporito. Non a caso è una delle paste più usate anche per le insalate fredde estive!
Il gelato: un lusso che diventa di tutti
Adesso la parte dolce: il gelato. Anche qui, tante storie intrecciate, un po’ mistero, un po’ scienza. Il gelato ha una storia antichissima, che comincia molto prima delle gelaterie moderne. Già i Persiani e gli antichi Romani usavano neve o ghiaccio raccolto dalle montagne per raffreddare bevande e frutta. In Sicilia, nei secoli successivi, si sviluppò la tradizione della “neve con miele o frutta”, lontana antenata delle granite e dei sorbetti.
Il Rinascimento e la “gelateria” in senso moderno
Nel XVI secolo alcuni personaggi sono stati accreditati di aver sperimentato versioni di gelato moderno: uno dei nomi più citati è Bernardo Buontalenti, un architetto/innovatore fiorentino a cui viene attribuita la preparazione di un dessert freddo cremoso intorno al 1565, che conteneva latte, uova, zucchero, e tecniche per conservare il freddo. Un altro nome è Cosimo Ruggeri, che si dice abbia creato qualcosa di simile al “fior di latte” gelato alla corte dei Medici, in una specie di gara di dessert.
Diffusione al pubblico
Il gelato però rimaneva un cibo di lusso, perché il ghiaccio (o la neve) era difficile da conservare, e solo pochi potevano permettersi macchine o metodi per mantecare (mescolare e gelare) bene. Poi, nel 1694, Francesco Procopio dei Coltelli, siciliano, aprì a Parigi il Café Procope, dove introdusse il dessert gelato al pubblico (non solo le corti). Così il gelato cominciò a diventare qualcosa che tutti potevano assaggiare, non solo re o nobili.
Il segreto del gelato italiano rispetto ad altri tipi di “ice cream” sta nel fatto che contiene meno aria incorporata (cioè non viene “montato” come un gelato industriale o come molti gelati confezionati), quindi è più compatto e cremoso, e ha proporzioni di latte e panna che lo rendono meno grasso ma più intenso di sapore.
Curiosità: il gusto stracciatella, uno dei più amati, fu inventato solo nel 1961 a Bergamo da Enrico Panattoni, che gettò cioccolato fuso nel gelato alla panna ottenendo le celebri scaglie.
Cibi che raccontano
La pizza, le farfalle e il gelato non sono solo piatti golosi: sono il risultato di secoli di creatività, tradizioni e un po’ di fortuna. La prossima volta che addenti una fetta di pizza, pensa a Napoli e ai suoi vicoli affollati. Quando mangi la pasta farfalle, immagina le massaie del Cinquecento che trasformavano avanzi in capolavori. E quando gusti un cono gelato, ricordati che una volta era un lusso da re, oggi diventato un piacere per tutti.
Il cibo non è solo nutrimento: è storia viva, che continua a raccontarsi ad ogni morso.