Mani in Pasta: Impasti e Tradizioni da Rifare a Casa

C’è qualcosa di profondamente umano nel gesto di impastare. Non servono strumenti sofisticati: bastano una ciotola, un po’ di farina, acqua, magari un pizzico di sale — e le mani. Dita che mescolano, che sentono la consistenza, che correggono l’umidità con l’istinto più che con la bilancia. Che si tratti di una piadina stesa sulla piastra o di un bao che si gonfia nel cestello a vapore, l’arte di impastare attraversa culture e continenti, mantenendo intatto quel legame intimo tra gesto e nutrimento.

Oggi facciamo un viaggio tra i più iconici impasti del mondo, scoprendo come la farina racconti storie, identità e tradizioni. E magari, alla fine, anche tu avrai voglia di mettere le mani nella farina.

Il mondo nelle mani: perché impastare è così universale

Impastare è un atto antico, quasi rituale. In ogni parte del mondo, il contatto diretto con l’impasto richiama un’idea di cura, di attenzione verso chi mangerà quel cibo. Lavorare la farina significa trasformare qualcosa di grezzo in qualcosa di vivo: che sia un impasto lievitato che cresce lentamente, o una sfoglia sottile pronta da cuocere sul fuoco.

Non è solo una questione di ricette, ma di gesti tramandati. Mani che imparano da altre mani. In molti casi, non c’è bisogno di una scrittura: l’impasto si “sente”. È morbido, è liscio, è pronto. Questa conoscenza tattile unisce una nonna romagnola e una venditrice di injera ad Addis Abeba, il cuoco indiano che prepara il naan e la mamma venezuelana che forma le arepas.

Farine e tecniche diverse, stesso desiderio: nutrire

Grano tenero o duro, mais, riso, farina di manioca o di teff. Le farine raccontano i climi, i terreni, le economie. Eppure, ovunque nel mondo, le popolazioni hanno trovato modi per trasformarle in cibo quotidiano.

Alcuni impasti sono semplicissimi: solo acqua e farina. Altri prevedono lieviti naturali, yogurt, latte, olio. Alcuni si cuociono sul fuoco diretto, altri al vapore o in forno. C’è chi tira la pasta con il mattarello, chi la schiaccia a mano, chi la lavora con il palmo aperto.

Eppure, che si tratti di nutrire una famiglia o vendere un pasto per strada, l’obiettivo è lo stesso: creare un cibo semplice, economico, che sazia — ma anche che conforta.

Giro del mondo in 8 impasti

1. Piadina (Italia)
Originaria della Romagna, la piadina è un impasto semplice di farina di grano tenero, strutto (o olio), acqua e sale. Si cuoce sul testo, una piastra rotonda, fino a diventare dorata e fragrante. Oggi è spesso farcita con prosciutto, squacquerone e rucola, ma le varianti sono infinite.

2. Tortilla di mais (Messico)
Simbolo della cucina mesoamericana, la tortilla nasce dalla nixtamalizzazione del mais: un processo antico che rende i chicchi digeribili e ricchi di nutrienti. L’impasto, chiamato masa, viene poi steso in dischi e cotto su una piastra (comal). Le tortillas sono la base di tacos, enchiladas, quesadillas.

3. Naan e Chapati (India)
Il naan è un pane lievitato, spesso arricchito con yogurt, cotto nei forni tandoor. Soffice e leggermente croccante fuori, è perfetto per accompagnare curry e piatti speziati. Il chapati, invece, è senza lievito e si cuoce su piastra: più leggero e quotidiano.

4. Pita (Medio Oriente)
La pita è un pane rotondo che gonfia in cottura formando una tasca naturale, ideale da riempire. Preparata con farina di grano, acqua, lievito e un pizzico di zucchero, è diffusa in tutto il Medio Oriente e nei Balcani.

5. Bao (Cina)
I baozi sono soffici panini al vapore, con pasta lievitata a base di farina di frumento e acqua. Possono essere farciti con carne, verdure o creme dolci. Nella variante gua bao, vengono piegati e serviti come piccoli sandwich.

6. Arepas (Venezuela/Colombia)
Fatte con farina di mais precotta (masa harina), acqua e sale, le arepas si formano a mano e si cuociono su piastra o al forno. Possono essere farcite con carne, formaggio, avocado. Ogni regione ha la sua versione.

7. Focaccia (Liguria)
La focaccia genovese è uno dei pani più amati d’Italia. Alta, morbida, con l’olio che la rende lucida e saporita. Si prepara con un impasto a lunga lievitazione e si caratterizza per le tipiche fossette in superficie, piene di olio e sale grosso.

8. Injera (Etiopia)
L’injera è un grande disco spugnoso a base di farina di teff, un cereale etiope senza glutine. Fermentato per uno o più giorni, l’impasto viene cotto su una piastra e diventa la base e il “piatto” su cui si servono zighini, lenticchie e verdure.

Impastare oggi: tra ricette globali e memoria locale

Oggi impastare è tornato di moda, non solo nelle cucine tradizionali, ma anche tra chef creativi e appassionati di cucina homemade. Crescono le versioni senza glutine, a base di farine alternative come grano saraceno, avena, quinoa. Anche le fermentazioni spontanee, come il lievito madre, ritrovano spazio grazie a una nuova sensibilità verso la salute digestiva e il gusto.

Social e video tutorial ci insegnano impasti dal mondo che un tempo erano considerati esotici. E così il bao diventa street food anche in Italia, la focaccia viene reinterpretata in chiave vegan, le tortillas si preparano a casa con una semplice pressa.

Vuoi mettere le mani in pasta anche tu?

Iniziare è più semplice di quanto pensi. Ti lasciamo con due impasti base da provare subito, anche senza strumenti speciali:

Piadina Romagnola (versione classica)

  • 500 g farina 0

  • 100 g strutto (oppure olio EVO)

  • 1 cucchiaino di sale

  • 150 ml acqua
    Impasta tutto fino a ottenere una palla liscia. Fai riposare 30 minuti. Dividi in 6-8 palline, stendi e cuoci su padella antiaderente ben calda, 2 minuti per lato.

Tortilla di mais

  • 250 g masa harina

  • 350 ml acqua tiepida

  • Un pizzico di sale
    Mescola e impasta finché liscio. Lascia riposare 20 minuti. Forma palline, schiaccia in dischi sottili (anche con un piatto) e cuoci su piastra calda.

 

Seguici su instagram