Bambini con l’influenza: il pediatra consiglia la «regola delle 3 L»

Non vanno mai forzati a mangiare, mentre è bene incoraggiarli a bere.
Via libera alle ricette leggere, mentre vanno esclusi i piatti troppo elaborati e conditi, perché più difficili da digerire.
E poi, se si seguono le “tre L” che una volta venivano consigliate dai medici condotti, “non si sbaglia mai”, spiega Andrea Vania, docente di Pediatria all’Università di Roma La Sapienza – Polo Pontino. “Durante l’influenza i bambini non vanno forzati a mangiare, perché l’inappetenza è uno dei sintomi della malattia”, spiega l’esperto.

Ecco le “linee guida” per i genitori dei bambini influenzati: facili regole da seguire per rendere ai bimbi l’influenza meno fastidiosa possibile.

Ricette leggere – Cucinare in modo semplice è d’obbligo se il bambino sta male: “Piatti troppo elaborati e troppo speziati non favoriscono la digestione che già di per sé, solitamente, durante un’influenza è rallentata e un po` più difficoltosa del normale. Via libera a ogni ricetta, ma cucinata in modo sano e con poco condimento”.

Bere è fondamentale – Non insistere se non vogliono mangiare, spiega il medico, mentre è importante, invece, incoraggiarli a bere “per evitare la disidratazione, pericolosa tanto più quanto più il bambino è piccolo. E, se proprio non vogliono mangiare, si possono usare delle bevande zuccherate per far assumere loro, insieme ai liquidi, un po` di calorie“. Tè, acqua e zucchero e succhi di frutta “ma anche latte, se non hanno problemi gastrointestinali”.

Ma diarrea e vomito sono sempre dietro l’angolo, soprattutto durante la stagione invernale. E se secondo i dati le complicazioni gastrointestinali interessano una persona su 10 che si ammala di influenza stagionale, per quanto riguarda la nuova influenza si parla di 4 persone su 10.
Orologio alla mano – In caso di diarrea le regole si seguono con l’orologio alla mano. “Tra le 6 e le 12 ore dopo il primo attacco è meglio limitare l’alimentazione e sostituirla con soluzioni reidratanti specifiche”. Più il bambino è piccolo, più rischia di disidratarsi: “E tanto più è quindi importante seguire questo procedimento, facendosi ovviamente consigliare dal pediatra”. Dopo le 12 ore, e fino alle 24 ore dopo il primo attacco, invece, è bene “evitare la somministrazione di latte e latticini, limitandosi eventualmente ai derivati a basso contenuto di lattosio, che sono più digeribili”. Probiotici e prebiotici non sono specificamente richiesti dai medici, “ma possono essere consigliati, perché riducono la durata della diarrea e e aiutano l’intestino a rimettersi in sesto”.

Un cucchiaino alla volta – Se il bambino ha vomitato “si deve assolutamente evitare di farlo bere subito e, comunque, di fargli assumere eccessive quantità di liquidi, perché in entrambi i casi si re-innesca facilmente il vomito”. Sono out tutte le bevande che non siano acqua e zucchero o tè, e quindi latte, cioccolata, yogurt, succhi di frutta, “perché rimangono più a lungo nello stomaco, aumentando la situazione di pesantezza”. E se il bambino ha sete, “dare da bere in quantità piccolissime, un cucchiaino alla volta”. Le bevande migliori sono acqua e zucchero o tè: “In particolare il tè, oltre ad essere leggero e facilmente digeribile, grazie alla teina rallenta l’attività gastrica”. Con o senza limone, non fa differenza: “È un falso mito quello secondo cui il limone sia di aiuto contro la nausea. Contro il vomito è la teina a funzionare, non il limone”.

Le “tre L” – In sintesi, “letto, lana, latte”, spiega il pediatra. Semplici e antiche, ma ancora efficaci: “Sono le norme che i vecchi medici condotti consigliavano alle mamme apprensive alla prese con bambini influenzati – continua Vania -, ma sono valide anche oggi“. “Letto” significa “riposo totale”: “I bambini con la febbre possono guardare la tv, stare a letto o sul divano, ma non devono assolutamente fare giochi agitati e scalmanarsi. Devono riposarsi”, spiega il pediatra. “Lana” sta per “stare al caldo”. Quanto al latte, “è un consiglio generale che indica che durante l’influenza bisogna assumere liquidi per non disidratarsi”.

La convalescenza – Almeno 5 giorni, ma se si arriva a 7 è meglio: dopo essere stati a letto a causa dell’influenza una buona convalescenza è indispensabile evitare di riammalarsi. “Che sia influenza stagionale o pandemica, a causa della malattia l’organismo subisce una depressione immunitaria. Per tornare a svolgere le attività quotidiane il corpo deve recuperare, e per recuperare ha bisogno di stare in convalescenza”. Evitare di riportare i bambini a scuola prima del tempo: “Sarebbe buona norma farli stare tranquilli per una settimana dopo la malattia, evitando di riportarli subito a scuola e all’asilo e di reinserirli nelle loro attività pomeridiane extrascolastiche che, anche se sono un divertimento, risultano pur sempre impegnative”.